Trovo che attualmente il mondo della gastronomia e della cucina, in breve del mangiare, si trovi di fronte ad una banalizzazione del proprio stile.

Una sorta di frullatore di tradizioni, nazionali ma anche internazionali.

Una spece di "bivio cosmico" tra cibi vecchi e cibi nuovi, tra cibi tradizionali e cibi veloci, cibi qualitativi e cibi scadenti, una sorta di separazione tra consapevoli ed ignoranti, ovviamente nel senso STRETTAMENTE ETIMOLOGICO del termine laddove un ignorante è una persona che ignora, non è al corrente.

Ignorare la cultura del cibo, la storia della cucina, la tradizione delle ricette, ma soprattutto le caratteristiche di qualità che le materie prime utilizzate devono avere.

Un bivio, dicevo, che da una parte conduce alla banalizzazione della cucina, o semplicemente al soddisfacimento di una necessità primaria quale il “riempimento” della pancia, chissà magari anche passando attraverso il prezzo basso, e l’altra invece è la nobilitazione del cibo che transita attraverso la qualità degli alimenti con l’utilizzo esclusivo di materie prime di eccellenza.

La magia della trasformazione degli ingredienti in una ricetta e poi in un piatto con la sua personalità, il suo profumo, il suo sapore è possibile solamente attraverso l’utilizzo di materie prime di eccellente qualità, nemmeno il più rinomato degli chef potrebbe fare il miracolo di trasformare in un piatto eccellente degli ingredienti scadenti.

Nella migliore delle ipotesi un cuoco, ogniuno di noi … riesce a preservare la qualità, nella peggiore …

Queste sono alcune delle considerazioni che mi hanno portato a riflettere e dalle riflessioni nasce la ricetta MangiaDOC.

Ingredienti: di assoluta eccellenza, un grande chef, un tavolo apparecchiato, e i commensali.

Già, i commensali sono i produttori delle materie prime di cui il piatto si compone, tutti insieme intorno al tavolo per gustare il risultato dell’amalgama dei loro prodotti.